Quindi racconta: «Lui però sta per andare via. La casa sarà messa in vendita e io ho chiesto il mutuo per poterla comperare: la cifra dovrebbe essere simile a ciò che pago ora. Mi aiuteranno i miei genitori con l’anticipo. E poi cercherò a mia volta un coinquilino, magari un collega. C’è solidarietà tra noi e nascono amicizie». Come quella nata con il collega Antonio Mascaro, 30 anni, anch’egli calabrese. Laureato in Economia e originario di Accaria Rosario (Catanzaro)
«Non puoi rifiutare la chiamata, anche se è dall’altra parte della provincia, se no perdi l’incarico», dice lo stesso Antonio. «La parte più brutta del precariato, per noi che facciamo il sostegno, è lasciare i ragazzi che seguiamo. Ci mettiamo 2-3 mesi per creare un legame con loro, comprenderli, poi finisce tutto. Quasi si ha paura a legarsi a colleghi e alunni, perché non sai se tornerai».
Pochi sfizi: si cena a casa, spesa al discount. Fabio e Antonio spesso cenano insieme. «A casa però, non fuori, a Milano devi stare coi piedi per terra, avere un budget e non sforare — dice Fabio —. A mezzogiorno non pranzo mai fuori: preparo dei piatti e li porto a scuola. La spesa la faccio al discount, pane pesce e carne qui costano meno. Se esco è solo una sera a settimana, per un aperitivo o una pizza. Quando ero studente invece andavo all’Hollywood, all’Old Fashion a ballare. Non vado in palestra, ma a correre al parco. Niente auto: uso sempre i mezzi pubblici, se proprio occorre prendo una macchina a noleggio. Poi approfitto dell’apertura gratuita dei musei la prima domenica del mese: ho visto il Museo del Novecento. Unico sfizio, andare a vedere una partita dell’Inter, ma non un big match».
Tornare in Calabria? Sì, si vive bene. Ma per i precari della scuola non c’è spazio. I voli di ritorno in Calabria li prenota mesi prima. «Solo low cost, se no spenderei anche 300 euro», dice. D’estate, quando torna a casa, aiuta i genitori. «Abbiamo una piccola…
Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2023-01-28 07:36:50