
Il contributo richiesto alle regioni come concorso agli obiettivi di finanza pubblica è sostenibile solo a determinate condizioni. Lo dice la Corte costituzionale con la sentenza numero 152 depositata oggi esaminando il ricorso della regione Campania contro alcune norme della legge di Bilancio 30 dicembre 2024 n.207 (‘Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027’) che imponeva alle regioni un contributo obbligatorio in aiuto degli obiettivi di finanza pubblica. La Corte, che ha respinto il ricorso della Campania ritenendo legittima la misura del Governo nel suo complesso, allo stesso tempo ha lanciato un importante richiamo al Parlamento anche in vista della prossima Manovra: La preclusione totale dell’impiego di investimenti è troppo rigida per le regioni in disavanzo, pertanto il Legislatore, per le annualità successive a quella in corso, deve coinvolgere il tavolo Stato-Regioni, in particolare la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica che opera nell’ambito della Conferenza unificata.
Si legge nella Sentenza: “La totale preclusione per l’intero quinquennio dell’impiego per investimenti da parte delle regioni in disavanzo risulta, in effetti, potenzialmente idonea a determinare, al termine del periodo di applicazione del contributo alla finanza pubblica, eccessivi divari infrastrutturali tra i territori, a causa di una discriminazione tra le regioni che si può riflettere in un pregiudizio al principio di eguaglianza sostanziale. Questa Corte, quindi, ritiene necessario sollecitare il legislatore, per le annualità successive a quella in corso, a rivedere, in una fisiologica dialettica con le regioni orientata al bene comune, l’eccessiva rigidità del meccanismo, consentendo anche alle regioni in disavanzo di utilizzare una parte del contributo per la spesa di investimento”.
Più nel dettaglio: La…
Fonte www.adnkronos.com 2025-10-16 11:20:32

