Dieci anni fa fece la storia nel mondo del balletto: la prima etoile afro-americana nei 75 anni dell’American Ballet Theater. Ma come tutte le fiabe, anche quella della star della danza protagonista di un memorabile Romeo e Giulietta con Roberto Bolle alla Scala e’ destinata a finire. In un’intervista al New York Times Magazine, la Copeland ha annunciato che andra’ in pensione a 42 anni dopo un’ultima performance il 22 ottobre al Lincoln Center: l’ultimo atto di una carriera tanto rivoluzionaria quanto improbabile.
Il gala di ottobre – madrine Oprah Winfrey e Caroline Kennedy – arriva dopo un quinquennio di relativa assenza dal palcoscenico: una serie di infortuni, poi il Covid e infine un figlio nato nel 2022, avevano costretto la Copeland a rallentare drasticamente la sua attività scenica pur restando una figura centrale del mondo artistico e culturale. Cresciuta poverissima nel Sud della California, spesso homeless mentre la madre faticava a dar da mangiare a lei e ai suoi cinque fratelli, Misty aveva trovato conforto e stabilità nella danza, pur avendo iniziato a praticarla sul serio solo a 13 anni, relativamente tardi per una futura ballerina. “La prima grande pop star della danza dai tempi di Baryshnikov”, nelle parole del documentarista Nelson George, la Copeland, a cui la Mattel ha dedicato una Barbie, aveva 32 anni quando si era avverato il sogno della vita che l’ha portata ad avere influenza ben oltre il palcoscenico sfidando un ambiente storicamente elitario e poco inclusivo.
All’Abt nel 2001, solista nel 2007, Prima Ballerina nel 2015, Misty sapeva fin dall’inizio che doveva bruciare le tappe, non solo a teatro ma anche come ambasciatrice della diversità nella danza e della promozione degli artisti Black nel balletto.
Ammirata anche da lontano per la sua influenza e il carisma, aveva fatto da apripista: grazie a lei la Metropolitan Opera House, dove l’Abt si esibisce ogni anno, e’ piena di famiglie e di ragazze di colore.
Tutti i ballerini, come gli atleti, devono affrontare, prima o poi, la fine della carriera, ma per la Copeland, i cui vari infortuni durante erano stati aggravati dalla mancanza di allenamento regolare durante il Covid, e’ stata una corsa contro il tempo. Misty ha contribuito a spianare la strada ai danzatori di colore, non solo all’American Ballet Theatre ma anche in compagnie e scuole di tutto il Paese. La sua presenza è stata un punto di riferimento anche per i genitori, facendo capire che il balletto poteva essere qualcosa di più di un sogno adolescenziale dei loro figli.
Prima di lei, la storia di ballerini o ballerine di colore era fatta di rari esempi. Nel 1962 Arthur Mitchell aveva infranto le barriere razziali del New York City Ballet diventando Primo Ballerino, mentre nel 1990 Lauren Anderson divenne la prima afro-americana Prima Ballerina a Houston. Anche per questo la decisione di lasciare il ruolo per Misty e’ stata tormentata, in un momento in cui l’amministrazione Trump ha dichiarato guerra alle politiche Dei – Diversità, Equità e Inclusione – di cui lei e’ l’incarnazione. “Vorrei poter scomparire – ha confidato l’etoile al New York Times – ma questo e’ impossibile per la legacy che ho creato”.
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