“La giustizia è un dovere
quotidiano”. Nel giorno del 33/mo anniversario della strage di
Capaci, in cui morirono, il giudice Giovanni Falcone, con la
moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, il
Garante regionale per la tutela delle vittime di reato, Antonio
Lomonaco parla di passaggio di testimone nell’illustrare i dati
dell’attività del suo ufficio, nel 2024.
“Una relazione – ha detto il Garante – che non è solo un
bilancio di attività, ma un atto di responsabilità. I risultati
raggiunti vogliono ribaltare quel silenzio che persino il nostro
Codice penale riserva alla vittima, che noi vogliamo rimettere
al centro: ascoltandola, proteggendola, accompagnarla verso la
giustizia e la ricostruzione della propria vita”. Il tutto con
un’attività, è stato detto, che è partita dalla costruzione di
un Ufficio di nuova istituzione, creando ‘reti e
collaborazioni’ con le altre istituzioni, magistratura in
primis, dando ascolto ed intervenendo concretamente su ogni
segnalazione. Tra i progetti avviato dall’Ufficio del Garante il
concorso “Ti Sbullu”, progetto educativo rivolto alle scuole
calabresi sui fenomeni del bullismo e del cyberbullismo e
l’avvio del progetto “Calabria riparativa”, volto a promuovere
la giustizia riparativa e il reinserimento sociale delle
vittime, affiancato dal primo fondo di sostegno alle vittime di
reato in Calabria, co-finanziato dalla Cassa delle Ammende e
dalla Regione. Ma quello di cui il Garante Lomonaco si è detto
maggiormente orgoglioso, è la sinergia avviata con il presidente
del Consiglio regionale Filippo Mancuso, “tramite il quale – ha
sostenuto – è stata elaborata una proposta legislativa, già
presentata alla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee
legislative delle Regioni e delle Province autonome, per
l’istituzione dell’Autorità Garante per la tutela delle vittime
di reato.
All’incontro, svoltosi all’interno del Polo culturale
“Mattia Preti” di palazzo Campanella, ha partecipato il
presidente del Consiglio regionale Mancuso, affiancato dal
segretario generale Giovanni Fedele e dal direttore generale
Sergio Lazzarino e da altri Garanti regionali. Tra gli
intervenuti anche Fabrizia Arcuri, che in un libro ha raccontato
una storia di femminicidio che ha coinvolto la sua famiglia,
“per sottolineare – ha detto – la necessità di dar voce alle
vittime di altri reati, che sono le vittime di femminicidio o le
vittime di bullismo, sulle quali continua a pesare un assordante
silenzio e l’assoluta indifferenza dello Stato”.
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Fonte www.ansa.it 2025-05-23 14:15:46