Le aspettative di Michele Serra, il padrone di casa, sono state soddisfatte. Doveva essere una manifestazione per l’Europa, senza troppe contaminazioni partitiche e ideologiche, e una Piazza del Popolo piena ha risposto all’appello. Con tre bandiere a colorarla, quelle blu euoropee, quelle della pace e quelle dell’Ucraina: tre identità che riescono a riempire uno spazio pensato per essere soprattutto delle persone, della società civile. E’ sicuramente una piazza ‘democratica’ e ‘popolare’, senza bandiere di partito e senza slogan ‘contro’. E’ una piazza che ascolta, che partecipa, estremamente ordinata e composta. Una piazza matura, e questa è sicuramente una nota che deve fare riflettere, anche per una evidente connotazione anagrafica: è una piazza mediamente ‘anziana’, con pochi giovani e una proiezione al futuro che resta inevitabilmente orientata alla ricerca di qualcosa che è stato o che avrebbe dovuto essere.
Le parole d’ordine sono quelle che Michele Serra riassume nella sua breve ma intensa introduzione, dopo l’apertura sulle note dell’Inno alla gioia. La premessa che fa richiama un concetto che ricorrerà più volte, quello di popolo, “la più democratica delle parole”, che mette insieme persone che “sono diverse tra loro, e che su tante cose non la pensano nello stesso modo”. Lo scrittore, il giornalista, l’intellettuale si sarebbe detto con altra retorica, vuole evidenziare il valore di queste posizioni che convergono: “Una piazza che unisce le persone diverse è uno scandalo che si chiama democrazia”.
Altro concetto chiave, che si trasmette di intervento in intervento, è la rivalutazione del dubbio che si lega al rifiuto della propaganda: “Questa piazza non ha risposte ma ha ben chiare le domande”. Serra, che “ringrazia” i politici che ci sono e “rispetta” quelli che hanno scelto di non esserci, si rivolge alla politica con una provocazione che vuole censurare la…
Fonte www.adnkronos.com 2025-03-15 17:40:41