È un fenomeno tanto complesso quanto drammatico. Che impoverisce la Calabria e arricchisce altre regioni. I viaggi della speranza, ormai da decenni, sono una triste regola per i calabresi che scelgono o sono obbligati a fruire di determinate cure sanitarie fuori regione. Nel Programma operativo 2022/25 predisposto dalla struttura commissariale guidata da Roberto Occhiuto se ne analizzano motivazioni e circostanze. E si cristallizza anche un dato: secondo le elaborazioni di Agenas la mobilità passiva nel 2019 è costata alla Calabria 187 milioni di euro – in diminuzione rispetto ai 197 del 2017 e ai 194 del 2018 – dai quali l’analisi proposta nel documento ne sottrae 30 che sarebbero legati a mobilità apparente (ovvero «riferita ai domiciliati fuori regione»).
È certamente un salasso, ma di dimensione minore rispetto ad alcune previsioni e alla somma iscritta dalla Regione nella ricognizione dei residui attivi e passivi afferenti il perimetro sanitario per il rendiconto 2021: tra la mobilità extraregionale e quella internazionale relative al 2020 e programmate in ambito di riparto per il servizio sanitario nazionale si arrivava a 311 milioni a fronte di soli 22 milioni di mobilità attiva. Restano ovviamente da capire i dati reali del 2020 e del 2021, ma va considerato che si tratta del biennio delle restrizioni covid in cui probabilmente molti non si saranno spostati fuori regione per cure non strettamente necessarie.
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Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2022-11-24 02:29:23