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Notizie da Reggio Calabria

I 50 anni dei Bronzi di Riace: guerrieri, dei, anzi uomini

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Sono venuti dal mare, come tanti miti, simboli e idoli sacri. Come i conquistatori e i pellegrini, come i salvatori e i naufraghi. Li abbiamo subito sentiti come «nostri», li definiamo tuttora simbolo «identitario», e sono universalmente noti come «Bronzi di Riace», legati per sempre alla Calabria, anche se sono stati soltanto ritrovati in quelle acque, il 16 agosto di 50 anni fa. Ma in essi splende – sia pure circonfuso d’enigma – quel mondo antico a cui sentiamo oscuramente, luminosamente di appartenere. Anzi, su tale appartenenza è fondata buona parte della nostra identità e persino del nostro orgoglio, come se richiamarsi a un’eredità di splendore, per quanto lontana nel tempo, possa superare qualsiasi bruttura e bassezza del presente e del passato prossimo. In qualche modo misterioso – che ha a che fare col lavorìo silenzioso degli archetipi, col modo in cui la tradizione ci innerva e ci agisce, e il racconto del passato, sia pure talora favolisticamente ricostruito, può ancora motivare il presente – quest’appartenenza rivendicata è autentica, e percepibile con immediatezza, quando ci si trova al cospetto delle due statue. Lì sta tutto: è stato il nudo, incontrovertibile potere della loro presenza a certificarne, già subito dopo il restauro (durato cinque anni) e durante la prima delle due esposizioni italiane, a Firenze, nel 1980, l’incredibile successo di pubblico, la reazione corale e accesa che in pochi mesi (l’esposizione doveva durare alcune settimane, venne prorogata a seguito di vere e proprie manifestazioni di piazza) mostrò che la gente, la gente comune, anche quella che forse mai aveva visto un bronzo greco (in effetti non ce ne sono moltissimi, e poi il nostro immaginario è sempre stato colonizzato dalle statue di candido marmo…), s’era innamorata dei due eroi, o guerrieri, o dei, o qualunque cosa fossero. Un amore esplosivo, sorprendente, tanto…



Fonte reggio.gazzettadelsud.it 2022-08-16 14:55:25

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