E’ la Pasqua del ritorno agli antichi riti e alle tradizioni popolari. La fede e la pietà popolare si uniscono in unico grande contenitore che abbraccia un unico comune denominatore: la voglia dei calabresi di ritornare a riappropriarsi delle proprie radici, delle proprie identità, riscoprendo quelle che erano le vecchie e sane abitudini.
Consuetudini bloccate per due anni da un virus subdolo che ha minato le nostre certezze, che ha creato insicurezze e paure, ma che non ha scalfito quell’essere comunità di una Calabria che torna a vivere la settimana santa come un tempo.
Il triduo pasquale è iniziato ieri con il classico giro dei sepolcri nella varie città calabresi, mentre oggi, giorno di Venerdì Santo, sono in programma i vari riti e le processioni di Cristo morto.
In questa carrellata vi proponiamo i riti più sentiti nella nostra regione:
La Naca a Catanzaro
Una processione suggestiva, capace di coinvolgere una intera città a cui si uniscono anche i centri del comprensorio. La «Naca» è l’appuntamento per eccellenza del Triduo Pasquale di Catanzaro. Una grande culla (naca dal greco ) nella quale è adagiato il corpo di Gesù, tutta ornata di tessuti e attorniata dai fiori a cui si aggiungono quattro angeli di cartapesta che tengono in mano i simboli della Passione, mentre alle spalle si erge una grande croce illuminata. Questa tradizione ha radici molto antiche, legate all’inizio del secolo scorso, quando i Confratelli andavano a visitare i Sepolcri la sera del Giovedì Santo portando a turno «sugli omeri» una pesante Croce Penitenziale. La «Naca» veniva portata a spalla dai rappresentanti delle corporazioni dei mestieri, tra cui calzolai, contadini e gli artigiani, mentre oggi viene portata da diversi anni dai Vigili del Fuoco vista anche la sua maestosità.
Alla «Naca» segue la Madonna Addolorata, vestita con un abito nero e rappresentata con un cuore trafitto da sette spade a…
Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2022-04-15 13:04:38