Convivono a vita con un’infezione, ma potrebbero essere inaspettatamente protette da un’altra, proprio la protagonista della pandemia che tiene sotto scacco il mondo da due anni: Covid-19. E’ lo strano caso delle persone con Hiv sotto trattamento antiretrovirale (Art) con inibitori della proteasi. Secondo uno studio francese la terapia che assumono potrebbe avere un effetto scudo anti Sars-CoV-2. Il lavoro condotto su oltre 500 persone suggerisce che in questi pazienti il rischio di contagio Covid potrebbe essere inferiore del 70%. La terapia antiretrovirale a lungo termine con inibitori della proteasi, è l’ipotesi degli autori, “potrebbe” quindi “prevenire l’infezione” da Sars-CoV-2.
Lo studio sarà presentato al Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive (Eccmid), in programma a Lisbona (Portogallo) ad aprile, e viene anticipato oggi in una nota. A firmarlo Steve Nguala, del Centro ospedaliero intercomunale di Villeneuve-Saint-Georges e del General Hospital di Melun in Francia, e colleghi. Gli scienziati si mantengono cauti e precisano che, nonostante questi importanti risultati, si tratta di un piccolo studio osservazionale e non dovrebbe essere considerato una prova conclusiva del fatto che l’uso a lungo termine di inibitori della proteasi proteggerà da Covid le persone con Hiv.
Questi pazienti sono in generale a maggior rischio di infezioni comunitarie o opportunistiche, ma non sembrano essere a maggior rischio di Covid grave. E probabilmente ciò succede per via della terapia antiretrovirale usata, dicono gli esperti ricordando che il trattamento era stato già proposto nel 2003 come fattore protettivo contro la Sars, ma il piccolo numero di casi non permise di trarre conclusioni. Gli inibitori della proteasi, una classe di farmaci antivirali usati per trattare l’Hiv, agiscono bloccando un enzima critico (chiamato proteasi) di cui i virus hanno bisogno per replicarsi e infettare più cellule. Sebbene…
Fonte www.adnkronos.com 2022-03-26 15:49:00