Esercizi di tremore, di presenza, di soprassalto. Esercizi di batticuore, di fragilità, di meraviglia. Le poesie di Franco Arminio, poeta nomade eppure solidamente radicato, poeta pellegrino e portatore – ovunque, ma meglio nei luoghi spogliati dal presente, silenziosi, che si sarebbe tentati, sbagliando, di definire abbandonati – d’un tenero e severo appello ai corpi, alle mani, agli occhi: apritevi, protendetevi, accogliete.
Un appello che si sposa, indifferentemente, alla musica di Brunori Sas e alle trasparenze dell’Opera di Tresoldi, alla piazza scrostata d’un paese irpino e alla platea fitta d’un festival metropolitano. Perché quando la voce d’un poeta si leva, immediatamente nasce – attorno alle sue parole – una comunità: è l’ “intimità provvisoria” ma profonda in cui la sua poesia che è, assieme, intima e civile, politica e amorosa, nasce e si propaga, virus benefico e principio di cura d’un mondo che aggiunge malattie vecchie a nuovi morbi.
L’ultimo libro di Arminio, appena uscito per Einaudi, è l’intenso “Studi sull’amore”, e non è un caso che la sua prima tappa si compia in una delle terre che più il poeta ama, e in cui torna spesso, la Calabria. A Reggio, dove nel 2019 ha ricevuto il Premio Rhegium Julii, stasera Franco Arminio incontrerà – al “Cartoline Club” di via Aschenez – i suoi lettori. Ma forse definirli “lettori” è riduttivo: è piuttosto, ogni volta, una comunità chiamata a raccolta, convocata per condividere, anzi per creare assieme lo spazio sacro della parola e dello sguardo, in un atto di premura e guarigione collettiva.
Amore, parola, sguardo, sacro, cura: sono i fili rossi della poesia di Arminio, un progetto cominciato quasi quarant’anni fa e passato attraverso una trentina di opere e molte fasi diverse, la nicchia e la paesologia, il dialogo coi grandi maestri e l’abbraccio coi lettori, la scoperta della rete e il suo uso – paradossale – per affermare la…
Fonte reggio.gazzettadelsud.it 2022-01-25 09:00:37